Notule
(A cura di
LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE E
NOTIZIE - Anno XVII – 17 ottobre 2020.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale
di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la
sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]
Fotografata la
plasticità sinaptica di breve durata: fusione ultrarapida di vescicole. Con una
nuova tecnica di microscopia elettronica a risoluzione temporale, Grant F. Kusick
e colleghi hanno catturato mediante scatti microfotografici l’ancoraggio e la
fusione di vescicole sinaptiche alla membrana. I ricercatori hanno accertato e
documentato che le vescicole sono rimpiazzate pochi millisecondi dopo la loro
fusione, un meccanismo che potrebbe contribuire al rapidissimo ma complesso
processo della plasticità sinaptica a breve termine (STSP). [Grant F. Kusick, et al. Nature Neuroscience –
AOP doi: 10.1038/s41593-020-00716-1, 2020].
Densa
ricostruzione neuronica mediante nano-tomografia olografica ai raggi X. Impiegando
apprendimento profondo e imaging sincrotronico a raggi X, Kuan, Phels e
colleghi hanno realizzato dense mappe delle connessioni neuroniche nel topo e nel
moscerino della frutta; mappe che consentono l’esame individuale di singole
cellule nervose e la connettività nei circuiti che governano il controllo motorio
e la scelta decisionale su base percettiva. [Aaron T. Kuan, et al. Nature Neuroscience – AOP doi:
10.1038/s41593-020-0704-9, 2020].
Coronavirus:
si chiude la stalla dopo che i buoi sono scappati? No, si aspetta ancora un po’. In
Italia, come nel resto d’Europa, la gestione dell’emergenza coronavirus dopo la
fine del lock down è stata improntata al totale immobilismo per non
danneggiare l’economia, passando per la negazione – o, come più correttamente
si sarebbe detto in questo caso nella terminologia psicoanalitica, per il diniego
– della pandemia ancora in atto. Non c’è stato mai un atteggiamento preventivo
da parte delle autorità politiche, ma solo qualche intervento tardivo e
inadeguato. Noi, come società scientifica e medico-scientifica, abbiamo sentito
il dovere morale di intervenire costantemente, esprimendo dissenso per l’ignavia
irresponsabile che ha caratterizzato soprattutto questi ultimi tre mesi.
Le soluzioni ai problemi
economici ci sono, se si cercano. Discoteche, ristoranti e altri locali dove
decine o centinaia di persone sostano a lungo senza mascherina per assumere
cibi e bevande erano da tener chiusi già in estate, prima della riapertura
delle scuole che determinano movimento e assembramento di altre grandi masse di
persone. Sulla base della dichiarazione dei redditi dell’anno precedente, i
titolari di questi esercizi si sarebbero potuti risarcire delle perdite per il
periodo di chiusura mediante uno stanziamento di stato ad hoc, integrato da un
fondo di solidarietà costituito da statali ed altri dipendenti che hanno
continuato a percepire integralmente lo stipendio.
A giugno noi dicevamo che
saremmo dovuti arrivare a zero contagi e cercare di conservare quel livello
fino a prima del picco autunnale, per evitare un’ecatombe simile a quella di
marzo-aprile. A questo punto, che ci avviciniamo già con un incremento
moltiplicativo dei contagi al picco di ottobre-novembre previsto dagli epidemiologi
e favorito dalle condizioni climatico-immunologiche del periodo, si deve
intervenire in maniera drastica. Non si è stati previdenti e, come vuole il
detto, ormai i buoi sono scappati dalla stalla e, dunque, vista la tendenza ad
agire quando proprio costretti, questa settimana ci aspettavamo finalmente misure
responsabili ed efficaci sul piano nazionale. Invece no, si aspetta ancora. Cosa?
Che il sistema sanitario giunga al collasso? E i morti raddoppiati che superano
gli 80 in un giorno? Non contano. È morto il padre di Francesco Totti per
coronavirus: hanno subito aggiunto che aveva altre patologie.
La Cina è uscita dall’emergenza
molto tempo fa, adottando un rigoroso criterio medico. In marzo, i nostri media
mostravano quasi ogni giorno lo stesso video di uomini in tuta, protetti da
capo a piedi, che prendevano con la forza una persona in casa propria per
portarla in un reparto di malattie infettive contagiose in reale isolamento
fino a negatività di due tamponi consecutivi. Generalmente questo video era
seguito da quello della sanificazione delle vie di una città cinese, con mezzi
di cui non si dispone in Italia. Quelle immagini dovevano suggerire un paragone
vincente per le autorità di casa nostra. Ma tutto il resto non è stato
documentato e della Cina libera dal coronavirus non si parla. Non si parla della
responsabilizzazione dei cittadini ad evitare l’incontro con il virus e del
sostegno economico e materiale degli amministratori ai medici e a tutto il
personale sanitario nell’opera di prevenzione della diffusione e di intervento
sanitario. In Italia siamo ora giunti a quasi novemila contagi in un giorno, mentre
nella maggior parte della Cina sono a zero contagi da molto tempo.
In questi giorni a Qingdao,
megalopoli di 11 milioni di abitanti, sono stati scoperti 12 positivi a
SARS-CoV-2: immediatamente è partito l’ordine dal ministero della sanità di
Pechino di eseguire il tampone a tutti. In qualche ora è stato messo a punto il
piano per l’esecuzione di 9 milioni di tamponi molecolari in 5 giorni (!):
ebbene, giovedì mattina ne erano già stati eseguiti più di 7 milioni e mezzo e,
mentre scriviamo (venerdì 16), a ritmo vertiginoso si sta giungendo all’esecuzione
dell’ultimo mezzo milione. Dall’analisi dei primi quattro milioni di campioni, il
numero dei positivi è zero. L’agenzia ANSA, dalla quale abbiamo tratto queste
informazioni dopo aver ricevuto notizie da una collega cinese, fa sapere anche
che sono stati impiegati 10.000 medici e oltre 20.000 volontari.
I media di grande ascolto
non trasmettono questa notizia, ma potete giurarci che, quando saranno
distribuite milioni di dosi di vaccino in Cina, la notizia sarà rilanciata con
molto risalto in Europa, così che l’ascoltatore medio assocerà l’indennità
cinese al vaccino e non all’attuazione di una prevenzione che potevamo e
dovevamo porre in essere anche qui.
Ragionando secondo criteri
medici di prevenzione, vista la ripresa dei contagi in estate per la follia di
abbandonare ogni misura preventiva efficace, e considerato che si conosceva la
provenienza da altri paesi della maggior parte dei nuovi contagi, sarebbe stato
opportuno già nel mese di agosto chiudere al turismo estero, ripristinare l’uso
obbligatorio della mascherina a filtraggio virale all’aperto, oltre che in
luoghi chiusi, e sospendere tutte le attività di gruppo o di massa (v. Note
e Notizie 26-09-20 Diario del coronavirus da agosto a oggi). Non si sarebbe
arrivati a questo punto.
Non si è fatto nulla. A noi
hanno detto: non lo fanno Francia, Spagna e Inghilterra, perché dovremmo farlo
noi? Noi rispondiamo: abbiamo visto a quali numeri sono giunte queste nazioni un
mese prima di noi e dobbiamo considerarle un modello? Qui non si tratta di
imitare stili politici, ma di fare prevenzione sulla base di dati biomedici
uguali per tutti. Intanto, queste ed altre nazioni europee stanno ora chiudendo
in casa la popolazione di intere città o quartieri di metropoli.
E noi? Quale criterio si
segue? Visto che sicuramente non si segue ciò che buon senso e medicina preventiva
suggeriscono. Tirare in ballo gli altri stati nazionali è una pura scusa: la
Francia ha condotto studi che hanno dimostrato che circa il 50% del loro boom di
contagi è venuto dalla diffusione in ambienti scolastici e universitari. Il
dato era di pubblico dominio a settembre (anche noi lo abbiamo riportato), ma
qui in Italia lo si è ignorato dandosi da fare per riaprire a tutti i costi le
scuole. Ora, dopo un paio di settimane, la Campania le richiude, e in molte
regioni vi sono realtà locali in cui le scuole, se non sono formalmente chiuse,
lo sono di fatto. In Francia hanno finalmente recepito quello che la comunità
medico-scientifica indicava da marzo: il virus rilasciato dai contagiati nell’aria,
anche solo con la parola e il respiro, persiste per ore, e dove vi è l’aria
condizionata, la persistenza è impressionante (v. Note e Notizie 11-04-20
Trasmissibilità aerea e persistenza del nuovo coronavirus sulle superfici);
per questo motivo si raccomanda ai Francesi di aprire le finestre per
ricambiare l’aria almeno tre volte al giorno. In Italia si è ancora ai supermercati
ermeticamente chiusi con aria condizionata che conserva i virus presenti fino a
morte spontanea, e si vedono ancora cassiere che, per stanchezza, a fine turno si
tolgono la mascherina, respirando quell’aria.
Giovedì si sono avuti 8.804
contagiati e 83 morti nelle 24 ore, raggiungendo il numero di circa 100.000
attualmente positivi. In Lombardia si sono registrati 2067 nuovi contagi, in
Campania 1127 (livello mai raggiunto in precedenza), in Piemonte 1033, in
Veneto 600, nel Lazio 594, in Toscana 581 e, in generale, si ha un numero di
ricoveri e trattamenti in terapia intensiva che stanno già mettendo a dura
prova il sistema sanitario. Venerdì si sono raggiunti i 10.010 nuovi casi, con
Lombardia e Campania che continuano a crescere, rispettivamente con 2.419 e
1261 nuovi positivi.
Al negazionismo totale o
parziale che si registra sul web fanno da contraltare realtà in cui la
consapevolezza dei cittadini è maggiore di quella dei governanti: ad Arzano, in
provincia di Napoli, i cittadini hanno attuato un presidio e chiesto alle
autorità di dichiarare la cittadina zona rossa e, lasciando aperti gli esercizi
commerciali, chiuderla per evitare la diffusione dei focolai accertati ma non
comunicati ufficialmente agli organismi competenti, come denunciato anche dal
sindaco di Napoli, De Magistris.
Su un campione casuale corrispondente
all’1 per mille della popolazione italiana, controllato giovedì dalla Polizia,
24 persone formalmente in isolamento fiduciario per quarantena, con divieto
assoluto di lasciare l’abitazione, andavano liberamente in giro per le città e
molte altre non portavano la mascherina; fra queste ultime, 178 sono state
sanzionate.
La consapevolezza collettiva
dell’importanza dei comportamenti preventivi è ancora bassa, anche se l’impatto
sull’opinione pubblica della positività di coloro che conducono una vita
sociale molto intensa, come gli sportivi di grande popolarità, sembra stia
aumentando l’attenzione degli indifferenti. Fognini, risultato positivo, in
questi giorni si è dovuto ritirare da un torneo (Sardegna Open), attraendo
l’attenzione sulla nutrita schiera di tennisti contagiata dopo il 23 giugno,
quando il numero uno al mondo, Novak Djokovic, è risultato positivo. Si sono
ora contagiati Federica Pellegrini e Valentino Rossi, che si aggiungono come
sportivi alla lunga lista di calciatori, incluso Cristiano Ronaldo, che sono
attualmente affetti da COVID-19. La maggior parte dei cronisti di sport tende a
considerare il breve decorso e la guarigione apparentemente senza esiti di
Zlatan Ibrahimovic come una regola, ma purtroppo sappiamo che non sempre è
così.
Un giovane allenatore di
calcio delle serie minori, dopo la fase clinicamente manifesta, ha continuato a
combattere col virus senza riuscire a guarire, rimanendo positivo per oltre due
mesi: sempre negativo al primo tampone di verifica, risultava positivo al
secondo tampone, quello di conferma. La sua vicenda è stata proposta in un
servizio del TG di “RAI Uno” delle 20 del 14 ottobre.
Di casi del genere, con
tempi di decorso anche molto più lunghi, ne conosciamo tanti, e per questo ci
sembra veramente inspiegabile perché si voglia in Italia ridurre l’isolamento a
14 giorni e abolire il secondo tampone di controllo, in modo tale che tutti i
casi come quello di Dybala e di questo giovane allenatore, che sono due fra
quelli noti di molte migliaia, possano risultare falsamente negativi e
liberamente infettare decine di persone, innescando spettri di moltiplicazione
incontrollabile. Si ricorda, ancora una volta ai visitatori del nostro sito,
che tutti gli studi che hanno misurato la contagiosità di SARS-CoV-2, nel corso
di questa pandemia, hanno rilevato la massima emissione di particelle virali
nelle fasi asintomatiche.
Sappiamo da colleghi che il comitato
tecnico-scientifico sta continuando a premere sul governo per ottenere che si deliberino
finalmente misure efficaci per il contenimento dei contagi, anche se con un colpevole
e, a nostro avviso, del tutto ingiustificabile ritardo. [BM&L-Italia
news, 16 ottobre 2020].
Trovati
neuroni in un cervello vetrificato di un uomo del 79 d.C., vittima dell’eruzione
del Vesuvio che distrusse Pompei ed Ercolano. Nei reperti paleontologici
e nei resti umani rinvenuti in scavi archeologici, generalmente limitati a strutture
ossee, non sono quasi mai presenti tracce istologiche di tessuto cerebrale umano;
pertanto, le nostre conoscenze sul cervello dei nostri antenati sono inferite
dalla costanza di rapporto morfologico fra il sistema nervoso e il suo astuccio
osseo-meningeo. Naturalmente, la rarissima possibilità di disporre di tessuto
cerebrale di epoche lontane, sia pure mineralizzato, disidratato e impoverito,
costituisce un’occasione imperdibile per tentare di ottenere nuova conoscenza
sul sistema nervoso dei nostri simili di altri tempi, e verificare l’assunto
che postula l’assenza di cambiamenti significativi nell’encefalo di homo
sapiens sapiens negli ultimi 20.000 anni.
Il medico legale Pierpaolo
Petrone e colleghi hanno avuto la possibilità di esaminare tessuto neuronico dei
resti vetrificati di encefalo e midollo spinale di un uomo di Ercolano, vittima
dell’eruzione del 79 d.C., in cui ceneri e vapori determinarono la morte per shock
termico di circa 2000 persone nel raggio di molti chilometri, e poi ricoprirono
i resti preservandoli nel tempo. In precedenti studi, Petrone ed altri avevano
stabilito le cause della morte dei fuggiaschi ercolanensi: nel disperato
tentativo di ripararsi nei fornici siti presso il mare e adibiti a magazzini e
ricoveri di barche, furono raggiunti sulla spiaggia da una nube di vapore e
ceneri con una temperatura intorno ai 500 °C, che vaporizzò istantaneamente il
plasma sanguigno e i liquidi di tutti i tessuti, comportando spesso lo scoppio
delle ossa craniche per un eccezionale aumento di pressione.
Usando la microscopia elettronica
a scansione (SEM) e strumenti avanzati di elaborazione delle immagini, i
ricercatori sono riusciti a visualizzare il tessuto nervoso nel cervello e
nelle strutture del nevrasse localizzate nello speco vertebrale. In precedenza,
il rarissimo reperimento di tessuto nervoso in resti umani scoperti in scavi
archeologici non aveva mai consentito rilievi significativi, come si può
verificare dalla lettura delle poche pubblicazioni sull’argomento. Petrone e
colleghi, dopo aver rilevato la materia organica mediante spettroscopia a raggi
X ED (energy dispersive) sono riusciti a rilevare, osservare e memorizzare
le immagini di antichi neuroni eccezionalmente conservati nel profilo
strutturale e nella configurazione spaziale. Le cellule nervose sono state rinvenute
in differenti regioni del sistema nervoso centrale dell’uomo di circa duemila anni
fa e visualizzate a un grado di risoluzione mai raggiunto in precedenza.
L’impresa è stata possibile
grazie ad una rete di elaborazione dell’immagine neurale auto-prodotta
dal team di ricerca, grazie alla collaborazione fra Dipartimento di
Scienze Biomediche Avanzate dell’Università di Napoli Federico II, Dipartimento
di Scienze Biomediche dell’Università di Milano, Dipartimento di Scienze dell’Università
degli Studi Roma Tre, Istituto di Genetica e Biofisica “Adriano Buzzati-Traverso”
del CNR di Napoli, Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di
Napoli Federico II e CEINGE Biotecnologie Avanzate Scarl di Napoli.
Grazie alla speciale rete di
elaborazione dell’immagine, i ricercatori sono stati in grado di evidenziare
dettagli specifici della nanomorfologia neuronica, in particolare
risolvendo in modo ammirevole la tipica periodicità strutturale della guaina
mielinica che riveste gli assoni dei neuroni cerebrali, consentendo la
rapida conduzione saltatoria.
Il perfetto stato di
conservazione di queste strutture, che risultano comparabili con quelle reperibili
in preparati per l’osservazione microscopica di tessuto cerebrale umano attuale,
si deve al processo, per molti aspetti unico, di vetrificazione della
materia organica che si è verificato specificamente nel sito di Ercolano, quale
conseguenza degli effetti dell’eruzione.
La trasformazione del
tessuto nervoso umano in una materia a struttura vitrea è attribuita in massima
parte all’impatto improvviso della cenere vulcanica rovente, che porta i
tessuti viventi a temperature altissime seguite da un altrettanto rapido crollo
della temperatura. Tale processo di vetrificazione naturale, indotto dalla
proiezione eruttiva del materiale vulcanico infuocato, ha praticamente chiuso
in un involucro resistente nel tempo all’azione corruttiva tutte le strutture
cellulari del sistema nervoso centrale, mettendo a disposizione dei ricercatori
un materiale veramente unico.
La natura neurale delle strutture
cellulari visualizzate ha avuto una conferma molecolare mediante la scoperta
di proteine i cui geni sono specificamente espressi nelle regioni del
sistema nervoso centrale umano dalle quali provenivano i reperti morfologici.
Naturalmente, questo rinvenimento è una conferma indiretta che la topografia
dell’espressione genica di queste proteine neuroniche era identica a quella
attuale.
La ricerca finalizzata all’individuazione
di possibili differenze con l’anatomia del sistema nervoso umano dei nostri
giorni richiederà metodo e impegno, che sicuramente non mancheranno a coloro
che proseguiranno lo studio del campione meglio preservato dall’antichità di encefalo
e midollo spinale umani. [BM&L-Italia news, ottobre 2020].
Notule
BM&L-17 ottobre 2020